E chi sono, questi Aftersat che sembrano balzar fuori dalle fucine di Vulcano, da qualche mistico anfratto in cui fauni e altri esseri ancestrali danzano sotto le stelle di un cielo lontano eppure così vicino, così tangibile?
La band campana, eppure, è un bel po’ di tempo che fa su e giù per lo Stivale, e nel corso degli anni ha accumulato premi importanti e palchi di prestigio: nonostante ciò, nel nostro amato Belpaese, la qualità e la bellezza di una gavetta vera, fatta di kilometri e sudore, non sempre basta per assicurare attenzione a chi la meriterebbe, non solo in virtù di un curriculum di tutto rispetto, ma sopratutto per la qualità di un “presente discografico” che, oggi più che mai, ha bisogno di qualità, e di un certo “ritorno alle origini” che possa sfatare questa fame di futuro che non fa altro che lasciarci a stomaco vuoto.
I cinque fauni sono un bel mix di rock, combat-folk e canzone d’autore, nel segno di quell’incontro quasi “portuale” che da sempre caratterizza e connota la scena partenopea, aperta da sempre alla contaminazione e alla sperimentazione su sé stessa senza mai perdere il filo rosso che, nel labirinto, permette a Teseo di non dimenticare da dove viene: la lingua, la potenza deflagrante di un dialetto che incrocia più parlate, dall’arabo al francese, in una cadenza che smette di essere “napoletana” per farsi “mediterranea”.
Terra che uccide, canta il titolo del nuovo brano della band: e dentro c’è tutta la ricerca di una nuova arcadia, ora che tutto sembra perduto, il desiderio di un luogo da chiamare “madre” senza timore di sentirci, all’improvviso, “orfani”; tra le trame incalzanti del brano, un brivido di dolore attraversa tutta la canzone e si riversa nella litania quasi funerea di un canto a due, che incrocia voce maschile e femminile in una dimensione corale, quasi “tragica” (nel senso più “classico” del termine): le chitarre elettriche, la ritmica serrata che non concede riposo né alla testa né alle gambe, si arrotolano attorno ad un testo semplice e diretto, naturale, come tutto sembra nella musica degli Aftersat.
Teniamoli d’occhio, perché ne abbiamo bisogno.

Laureata in linguistica all’UniBo con una passione per le arti in tutte le sue espressioni. Sempre attenta alle novità in ambito creativo. Scrivo prevalentemente di cinema, ma mi interesso di tutto ciò che è espressione artistica come la musica e il teatro