“Where Children Strove” è un disco dedicato alle poesie di Emily Dickinson, ed è anche il nuovo disco di Colombo, fuori il 6 gennaio. Noi lo abbiamo intervistato per farci raccontare qualcosa in più sul suo progetto artistico!
Ciao Colombo, benvenuto! Partiamo con una domanda di riscaldamento, anche per conoscerci. Sappiamo che hai una formazione di tipo classico, come ti sei invece avvicinato al contesto più pop e al rock per il tuo progetto da solista?
Ciao, grazie mille per l’invito! È vero che, come pianista, ho avuto una formazione classica, accademica, ma allo stesso tempo ho sempre cantato pop e rock fin dai tempi del liceo. Per un po’ mi sono sentito sdoppiato tra il pianista classico e il cantante pop, quindi ora mi è sembrato naturale cercare un connubio tra queste due anime.
Ritornando al contesto classico però, il tuo nuovo EP “Where Children Strove” consacra invece dei pilastri come Dvořák, Chopin, Ravel e Tchaikovsky: che cosa sei riuscito a portare nella tua musica dalla loro ispirazione?
Di questi grandi autori nel mio EP c’è sicuramente lo stile pianistico, che è l’elemento più legato all’atmosfera classica, oltre a piccoli rimandi melodici: ad esempio, l’incipit vocale di “Wild Nights” è ispirato alla melodia iniziale della sinfonia “Dal Nuovo Mondo” di Dvořák, oppure l’inizio di “Where Children Strove” riprende una melodia del concerto in Sol di Ravel.
Un altro elemento molto interessante del tuo EP sta nel fatto che è del tutto dedicato alle poesie di Emily Dickinson: raccontaci di più!
Un po’ di tempo fa mi regalarono un libro di poesie di Emily Dickinson e ne rimasi affascinato, soprattutto dalla musicalità, dal sound delle parole, così pensai subito che sarebbe stato interessante provare a cantarle. Non conoscevo molto la figura di Dickinson ma nell’approfondire la sua storia ho scoperto degli elementi molto interessanti anche dal punto di vista contemporaneo.
Il tuo progetto mette insieme musica classica e poesia: come ti immagini un tuo prossimo live a livello performativo?
Al momento è un work in progress, spero di riuscire a realizzarlo presto: sicuramente potrei giocare molto sulla fusione tra musica acustica, elettronica, poesia e magari anche immagini!
Lasciaci con un disco che ci consiglieresti e che può stare bene accostato al tuo!
Un po’ perché è uno dei dischi che ho ascoltato di più nell’ultimo anno, un po’ perché è costante fonte di ispirazione: “Friends that break your heart” di James Blake.