Ciao e benvenuto. “Transitorietà” è il tuo nuovo brano. Soddisfatto dell’accoglienza fin qui?
Ciao! Molto, evidentemente certi argomenti interessano più di quanto pensassi.
La canzone popolare può veicolare in maniera molto efficace contenuti profondi, senza essere necessariamente struggente o drammatica. L’ironia ed il nonsense sono fra le armi maggiori a disposizione del cantautore, oltre alla sensibilità poetica.
Raccontaci qualcosa del video.
Si vedono tutte le parti suonate in un fumetto che prende vita…E alcuni dettagli vanno e vengono, in transito a loro volta.
“Ogni possibile imperfezione” è il tuo nuovo disco. Ci spieghi il titolo e ci dai tre motivi per cui dovremmo assolutamente ascoltarlo?
Il titolo si riferisce alle imperfezioni umane, paragonate a quelle che rendono unici gli oggetti di artigianato. Si parla quindi di imperfezioni in positivo, come segni di originalità piuttosto che come difetti.
Rispetto al perché dovreste ascoltarlo ti rispondo come Blutarsky in Animal House…
“Perché no?”
Quali sono gli artisti, italiani o stranieri, ai quali ti senti più vicino?
Il mio background è fatto principalmente di classic rock e cantautori ma mi interessa tutta la musica, inclusa quella che non mi piace…Ho sempre avuto una visione “crossover” dei generi musicali.
Prediligo chi mette a frutto una sensibilità poetica, sia nelle forme che nei contenuti…Potrei citare Niccolò Fabi o Samuele Bersani da questo punto di vista.

Manuel Apice è la somma delle sue domande senza risposta; ci convive bene tranne quando dimentica il suo nome. È laureato in Discipline della Musica e del Teatro all’Università di Bologna, fa il cantautore ed è il vincitore del Premio Fabrizio De André 2018. È sopratutto però un inguaribile narciso, con evidenti problemi di gestione nel controllare l’autoreferenziale abitudine a parlare di sé in terza persona.