Matsby manifesto “POST-TEENAGER”, un album che è sinceramente reale, fotografia della generazione X, un diario proprio che diventa di tutti, tutti quelli che si sentono nella terra di mezzo, una gioia promessa ma rimani sempre troppo basso per salire sulle giostre.
Le sonorità sono riprese dal panorama contemporaneo della trap, l’autotune crea atmosfere, la tastiera tradizionale riporta ai ricordi della prima rap anni 90 e i testi incalzanti e orecchiabili lo rendono estremamente pop, con la connotazione puramente popolare, senza etichette strette.
L’album si apre con “BALLATA POST-ADOLESCENZIALE”, una ballata contemporena appunto, che ripercorre e rimarca il senso di smarrimento e di annullamento che l’ultimo anno e mezzo ha lasciato un po’ su tutti, la mancanza di appigli di condivisione tangibile. Il tappeto di suoni è ricco e fa da velluto ad una voce tagliente, si parla ovviamente delle caratteristiche universali del rap conscious quelle di Ernia, Fibra e Marracash per citarne alcuni.
“LA MIA CITTÀ” è una fotografia su Instax di Genova, una città con delle ferite, spesso immeritate, la rende giovane e parte di se, un mare d’inverno e l’amaro del preferire un brillante ad un diamante grezzo.
“SOTTO LA PIOGGIA” è il brano da ascoltare, il testo lirico e il beat sequencer di vero pregio lo rendono un piccolo capolavoro.
“LUCCCIOLE E SANGUISUGHE” è la più trap musicale quasi dal pathos alla Gambino, rimane molto presente la scuola italiana come un tifoso allo stadio con le bandiere truccate in faccia.
Capito e assimilato il mood dell’opera, il disco si fa ascoltare, è evocativo e comunica su tutti i livelli, che vuole parlare apertamente, che non si nascolde dietro le etichette, che è in parte una confidenza detta a mezza voce ed un urlo liberatorio.
Matsby piazza “POST-TEENAGER” proprio nel momento un cui forse ne avevamo un po’ bisogno.