Leonardo Mucciante è uno che pare avere idee chiare, e che sicuramente merita di essere scoperto. Per questo, abbiamo deciso di fare quattro chiacchiere con lui.
Ciao Leonardo Mucciante, di solito la maggior parte degli artisti trovano sempre un nome d’arte. Tu invece sei fedele alla linea e hai scelto il tuo nome e cognome, un po come fanno i veri cantautori. Come mai?
Ciao ragazzi! Ho scelto di usare il mio nome e cognome perché è ciò che esprime al 100% me stesso. Non potrei essere nient’altro. Mi piace il mio nome, mi piace come suona e poi va be’, c’è anche quella vena egocentrica che spera un giro di essere ricordato come musicista. Servirà duro lavoro, sudore e fatica ma io sono questo e non potrei essere nient’altro. Per me la musica è il motivo di tutto.
Sabato nebbia ha dei super synth e un sound molti anni 80. È molto interessante perché pochissimi anni fa c’era quasi una moda, oggi invece si sente sempre meno. È un caso?
Il brano l’ho scritto 5 anni fa e 5 anni fa voleva essere comunque anni ‘80. Me lo immaginavo proprio così! Doveva essere qualcosa di dinamico, prepotente. Doveva arrivare in faccia durante l’ascolto, perché doveva esprimere il concetto della canzone.
Quando la scrissi mi continuava a nuotare in testa “Streets of Philadelphia” e “I’m on fire” di Bruce Springsteen. Sicuramente ha influito nella scelta dello stile.
Cosa significa per te Sabato Nebbia? Da cosa è diversa da Vieni con me?
Vieni con me rappresenta il tempo che scorre inesorabile, le amicizie e i legami forti, quelli che non si possono tagliare come se nulla fosse.
Sabato Nebbia invece è il primo vero viaggio dentro una parte della mia intimità, passando attraverso una delle esperienze che mi hanno reso ciò che sono adesso.
Il brano, come ho detto, l’ho scritto qualche anno fa. Ho deciso di pubblicarlo ora perché mi sentivo pronto a lasciarlo volare via come un figlio che ormai è grande. Non guardo più con tristezza quel momento, anzi lo guardo con una dolce nostalgia. In fondo sono cresciuto anche grazie a lui.
Quali saranno i tuoi prossimi step?
Fare musica, musica e ancora musica. Ho tantissimi brani che aspettano solo il loro turno, sperando di trovare persone con cui condividerli.
Hai un team di lavoro Tuttigiuparterre e La Manager, come ti trovi e com’è nata la collaborazione?
Emanuela Mereu è grandiosa. Chiacchieriamo di tutto come se ci conoscessimo da anni ed invece ci siamo conosciuti solo un anno fa, durante la pubblicazione di Vieni con me. Successivamente mi propose di partecipare ad un Workshop legato al social media marketing. Ci siamo così conosciuti fino a instaurare una collaborazione tra me e lei.

Manuel Apice è la somma delle sue domande senza risposta; ci convive bene tranne quando dimentica il suo nome. È laureato in Discipline della Musica e del Teatro all’Università di Bologna, fa il cantautore ed è il vincitore del Premio Fabrizio De André 2018. È sopratutto però un inguaribile narciso, con evidenti problemi di gestione nel controllare l’autoreferenziale abitudine a parlare di sé in terza persona.