Abbiamo scoperto da poco Alberto Vatteroni, protagonista di una delle ultime live-session prodotte in La Jungla Factory: il cantautore toscano, dopo un primo disco pubblicato a ridosso dello scoppio della pandemia, è tornato negli ultimi mesi con una discreta sequela di singoli, che oggi trovano una nuova veste nella versione “live” da poco pubblicata dall’artista di “626”, uno dei singoli estratti dal nuovo disco che sarà. Abbiamo fatto qualche chiacchiera con Alberto per saperne qualcosa di più: buona lettura!
Bentrovato su Now We Rise, Alberto! Utilizza solo tre aggettivi per raccontare il tuo progetto, e scegline anche uno che, invece, proprio non ti appartiene.
Cangiante, personale, incommensurabile. Che non mi appartiene spero: scontato
Qual’è il primo ricordo che hai di te a contatto con la musica? Quali sono le principali “fotografie” che custodisci della tua infanzia musicale?
Mio nonno che mi ferma giusto un’attimo prima di spaccare una chitarra giocattolo in testa ad un’altra bambina.
Sei cresciuto nella provincia toscana, che è ben diverso (come per tutte le periferie) dal vivere e fare musica in una grande città. Che rapporto hai con la tua terra, e hai mai pensato di spostarti altrove?
Penso che si viva bene quì: ho il mare a 300 metri e le Alpi Apuane a pochi chilometri. Ovviamente in provincia l’attività live non è quella delle grandi città ma i paesaggi naturali offrono spunti e occasioni per la scrittura. Mi ero spostato a Milano per studiare musica e godere delle opportunità musicali che può offrire una città come quella, ma non avevo calcolato la possibilità dello scoppio di una pandemia. Ora si può ricominciare a guardare altrove.
Parliamo del brano, “626”. Ne hai registrato una versione “acustica” da La Jungla Factory, realtà ligure che abbiamo imparato ad apprezzare negli ultimi mesi; la prima domanda che ti facciamo, dunque, è: cosa cambia tra questa versione, per te, e quella consegnata alle piattaforme, qualche tempo fa?
Dal punto di vista tecnico: l’organico, l’arrangiamento, anche la struttura (con un piccolo solo e un ritornello in più), il mix. Personalmente ritengo che questa versione cambi l’atmosfera generale del brano: più intima, più calda. Trattandosi di un live (la dimensione più appropriata per un brano come questo) risulta più vivo, più vero. Il brano si spoglia della sua veste ornata per riavvicinarsi alla sua forma primordiale, al suo nucleo originario: una voce sorretta da un pianoforte.
Tornare a suonare “live” credo sia prerogativa di ogni musicista in Italia; il settore di certo è stato messo in ginocchio da una catastrofe che ne ha mostrato tutti i punti deboli. Che impatto ha avuto su di te il Covid? Ha rallentato o incentivato la tua produzione musicale?
Gli anni 2020 e 2021 sono stati di intenso studio per me: sento che mi hanno fatto maturare molto come musicista. Credo che l’impatto del Covid sulla mia produzione musicale emergerà nei prossimi mesi ed anni in cui avrò la possibilità di applicare le skills che ho appresso, inseguire gli orizzonti che ho scoperto e far emergere le nuove influenze che ho subito.
Poco prima della pandemia, avevi pubblicato il tuo disco d’esordio “Tra Inganno e Realtà”, poi quattro singoli che sembrano ammiccare a nuove sonorità rispetto al passato, forse più virate al pop. Cosa dobbiamo aspettarci, insomma, dal Vatteroni del futuro?
Si mi sono avvicinato ad alcune cose indie pop, o elettropop col mio ultimo singolo “Sei Tu Il Senso”. Ultimamente mi sto lasciando affascinare dal mondo contemporary R&B, funk, nu-soul, jazzy… Ascolto artisti come Alicia Keys, Charlie Puth, Bruno Mars.. per restare ai nostri compaesani: Serena Brancale, Davide Shorty.. può darsi che si sentirà nelle mie prossime uscite. Se tutto va bene ci scapperà anche una colonna sonora di un documentario: un lavoro già compiuto da diversi mesi.